Criticità aggiuntive del modello “Pay or OK”
Un confronto che continua da molti anni e difficiltà sarà risolto oggi, perchè i giornali hanno bisogno di soldi, ma non hanno l'abilità di chiederli ai lettori.
1. Aspetti etici e culturali
Privacy come merce e diritto diseguale: monetizzare la privacy significa trasformare un diritto fondamentale in un privilegio per chi può permetterselo. Questo crea una “privacy a due velocità”. L’esperta Rowenna Fielding osserva: “Quando si inizia a distinguere tra chi può permettersi di pagare per vedere rispettati i propri diritti fondamentali e chi no, c’è un problema”.
Coercizione e autonomia violata: il modello impone una scelta fittizia, sfruttando la vulnerabilità economica degli utenti. È stato definito un “ricatto digitale”, incompatibile con la libertà di consenso richiesta dal GDPR.
2. Impatti economici e sociali
Divario della privacy: l’accesso alla privacy diventa un lusso. Chi ha risorse economiche può sottrarsi al tracciamento, mentre chi non le ha “paga con i propri dati” (fonte: NOYB vs Meta).
Esclusione informativa: chi non accetta né di pagare né di cedere i dati resta escluso dai contenuti. Questo colpisce fasce vulnerabili e alimenta la disuguaglianza digitale.
Piccoli editori penalizzati: solo i grandi gruppi riescono a monetizzare tramite abbonamenti. I piccoli, invece, sono spinti ad accettare il tracciamento pur di sostenersi, riducendo pluralismo e fiducia (fonte: EDPB Opinion 8/2024).
3. Critiche tecniche e di design
Dark patterns e UX manipolativa: il consenso è spinto tramite interfacce ingannevoli, senza vere alternative. Pulsanti “accetta tutto” prominenti, alternative a pagamento nascoste: si viola il principio di privacy by design.
Trasparenza solo formale: elenchi sterminati di partner (es. oltre 1000 su Corriere.it) non permettono una reale comprensione né un consenso informato.
False promesse di privacy: anche chi paga non è sempre esente dal tracciamento, secondo uno studio NJIT. Questo mina la credibilità dell’intero modello.
4. Opinioni pubbliche e istituzionali
Autorità privacy europee: l’Opinione EDPB 8/2024 dichiara che il consenso ottenuto con “cookie wall” è raramente libero e conforme. Il Garante italiano ha aperto istruttorie e ribadito che l’interesse economico non giustifica pressioni indebite sugli utenti.
Sanzioni UE a Meta: la Commissione Europea ha multato Meta per 200 milioni di euro per l’imposizione del modello “consenti o paga”, violando il GDPR e il Digital Markets Act.
Società civile e attivisti: NOYB, BEUC, giuristi e attivisti hanno denunciato pubblicamente il modello come coercitivo e selettivo. Ursula Pachl (BEUC) lo ha definito “fumo negli occhi” che legittima il capitalismo della sorveglianza.