Accetto perché costretto
Il consenso è valido solo quando libero e informato.
“Pay or OK” non è una scelta. È un ricatto.
Diciamolo al Garante. Aggreghiamoci per contribuire alla Consultazione Pubblica che chiude l'11 Luglio 2025. Insieme, condanniamo le falle negli editori e nei data broker.
Perché questa campagna
Oggi molti siti ci impongono una falsa scelta: pagare per accedere o dare il consenso al tracciamento dei nostri dati. Questo modello si chiama Pay or OK, ed è una violazione della libertà e della trasparenza che il Regolamento Europeo sulla Protezione Dati (GDPR) impone per il consenso. Il nostro obiettivo è denunciare questa pratica, partecipare alla consultazione pubblica, e dimostrare con un’azione collettiva che i diritti digitali sono calpestati ogni giorno.
📉 Cos’è “Pay or OK” e perché è un problema
Da anni, sempre più siti obbligano gli utenti a scegliere tra pagare un abbonamento o accettare il trattamento massivo dei propri dati da parte di decine (o centinaia) di aziende pubblicitarie. Questo modello, ormai adottato anche da grandi media italiani, è una forma di consenso estorto. Nessuno legge davvero chi sono le terze parti. Nessuno può dire “no” senza rinunciare all’accesso.
✉️ La lettera al Garante
Abbiamo redatto una lettera indirizzata al Garante per la protezione dei dati personali, in cui chiediamo che il modello “Pay or OK” venga riconosciuto come incompatibile con il GDPR. La lettera spiega in modo documentato perché questo tipo di “scelta” viola i principi del consenso libero, e perché è urgente intervenire. La puoi firmare, leggere o citare.
🧾 I diritti GDPR che nessuno rispetta
La maggior parte delle terze parti elencate nei banner “Pay or OK” sono data broker, reti pubblicitarie o fornitori di profilazione. Migliaia di soggetti che raccolgono dati, ma che non rispondono alle richieste di accesso, opposizione o cancellazione. Anche volendo, è praticamente impossibile esercitare i tuoi diritti. E noi vogliamo dimostrarlo.